Il seminario di Malaga

 
 

Seminario del Cuore Eucaristico di Gesu’: questo è il suo nome ufficiale, e come bianchi sono gli accidenti del Pane Eucaristico, così il bianco della calce ed il bianco accecante di questo sole andaluso campeggia ampiamente per le terrazze ed i muri.
Non ha altra porta principale di ingresso a parte una: quella della Chiesa, affinchè chiaramente si sappia, che li non c’è altro Padrone che il Cuore di Gesù nascosto nel Tabernacolo, che Lui è la Porta ed il cemento dell’edificio. Sull’arco di entrata dall’uno e dall’altro lato, su scudi affrescati, si leggono queste iscrizioni: “LA SEMINA: in questo giardino coltivato dalla pietà sacerdotale, dalla scienza e dallo zelo pastorale, si seminano giovani di capacità intellettiva, dal cuore buono e buoni sacerdoti” e sopra lo scudo al lato della epistola questa altra: “LA RACCOLTA: provvedere alla S. Madre Chiesa sacerdoti- ostia che consolino il Cuore Eucaristico di Gesù, salvino le anime e facciano felici i parrocchiani”
L’Eucarestia! Questa è l’anima del Seminario! La raccolta di questo giardino: sacerdoti-ostia!
Che intendeva quel venerabile Vescovo per “Sacerdote-ostia”? Questi frammenti dei suoi scritti ce lo faranno capire: “Egli è un sacerdote che ogni giorno offre a Dio Padre Gesù immolato, e si offre immolato con Lui e che da ciò che possiede e si da tutto quanto è alle anime, senza sperar nulla da esse.
E’ un sacerdote sacrificato appieno nella sua Messa di ogni giorno in onore di Dio Padre, con e come Gesù, e dato alle anime sempre, come Gesù nel Tabernacolo e nella Comunione.
Un Sacerdote-ostia è un ritratto vivo dell’ostia della Messa e della Comunione, dal di dentro e dal di fuori.
Sacerdoti-ostia come il Gesù del loro sacerdozio: Vittima e Sacerdote di volta in volta, e come Lui, sempre sacerdote e sempre Vittima, e pertanto, sempre facendo del bene e non sperando nulla in contraccambio.

ZELO PASTORALE DEL SEMINARIO (pag. 320-321)

“Zelo, zelo, per i miei sacerdoti, o Incendiario divino del Tabernacolo, ed il mondo si convertirà in un gigantesco incensiere di amore!
La Pratica Pastorale, si studia ufficialmente in un corso di Teologia.
Lo Spirito Pastorale si inculca e si vive in tutti gli anni.
Il gran principio Pastorale è saper questo: che il migliore, il più abile, il più fecondo, il più amato, il più utile Pastore sarà colui che meglio e maggiormente ami le anime per DIO.
Potrebbe trasformarsi la parola di S: Agostino : “ama Deum et fac quod vis” in un’altra: “ama animas et fac quod vis”.
L’Amore, questo è il grande e l’unico maestro di Teologia Pastorale. A S. Pietro non viene dato il supremo ministero fino a che non compie la triplice professione di un amore maggiore degli altri.
Procuriamo ancora di inculcare nell’anima degli alunni la certezza e la persuasione di questi ulteriori insegnamenti che ho raccolto dal mio ministero parrocchiale.
1. Il grado di pietà e generosità di un paese, si può misurare e conoscere, ordinariamente, per il luogo e per la riverenza che dà alla immagine del Sacro Cuore di Gesù; ed il calore che si avverte nella Cappella del Santissimo Sacramento.
2. Un parroco che sta seduto tutti i giorni nel suo confessionale, anche se non viene nessuno, al più tardi dalle cinque e mezza della mattina, risuscita la parrocchia più morta che ci sia al mondo.
3. Le parrocchie non muoiono per mancanza di fede, ma di pietà, e la pietà finisce quando si smette di aprire le porte del tabernacolo per i fedeli, il libro di meditazione per il sacerdote ed il borsellino della carità per i poveri.
4. Il sacerdote non ha “ore di sacerdozio” come l’impiegato le ha di ufficio; egli è sacerdote di giorno e di notte; in casa sua come per strada, nei suoi scherzi e nella sua serietà; tra i suoi fedeli e tra i suoi amici; nei suoi affari come nelle opere di zelo; in una parola: non si tratta di un uomo e di un sacerdote, egli è solo uno: un sacerdote.
5. Quando al mattino, allo spuntare del sole o poco dopo, passo davanti a una chiesa chiusa, dico: “Il parroco di questa chiesa o sta male o è cattivo”. E non mi sbaglio.
6. Un pastore che ottiene nulla o niente dalle sue pecore distratte e perdute, non può dire di aver fatto tutto, mentre ha ancora gli occhi per piangere, la bocca per chiedere, ginocchia da piegare e da consumare, soldi o influenza con le quali soccorrere, corpo per mortificarsi, Messe da dire e Rosari da pregare per quelle”.

ORIENTAMENTI DELLO ZELO PASTORALE (pagg.321-322)

“1° La pratica dell’Opera dei discepoli di S. Giovanni.
Si stabilì questa opera, nata per dare e cercare compagnia ai tabernacoli abbandonati o poco frequentati, segnalando a ciascun seminarista un tabernacolo, e ai seminaristi maggiori una arcipretura, per far compagnia dal seminario con lettere, e nella vacanze con visite, e sempre con la Comunione e con visite quotidiane, al proprio tabernacolo e cercargli bambini che gli facciano compagnia. Questa corrispondenza epistolare con i bambini che si sono conosciuti nelle visite e nelle riunioncine nei paesi è risvegliatrice e formatrice meravigliosa dello zelo pastorale”.
“2 la gran opera della Catechesi:
Che i miei seminaristi siano formatori sia dell’anima che del corpo! Come lo ho sognato! Come me lo concede in dono il Cuore di Gesù, facendomi vedere cambiati in realtà molti dei miei sogni! Che Egli sia Benedetto!
E lo dico ad onore della verità, e del rettore e del direttore spirituale e dei superiori del mio seminario, che hanno messo in gioco quanto han potuto per ottenere tutto questo. Oggi posso affermare che la gioia, il passatempo, la ossessione dei miei seminaristi è essere catechisti”
Fu una vera febbre catechistica quella che consumava il seminario.
Ai superiori fu affidata la parrocchia di nostra Signora della Vittoria, affinchè servisse come campo di prova per i filosofi e i teologi. Non si riesce a paragonare nulla al bene che fece questa tanto opportuna disposizione.
Salivano i bambini al seminario, e il contatto con i loro catechisti faceva nascere in molti la chiamata alla vocazione.
Era edificantissimo vedere quei valenti teologi e filosofi che perdevano la loro passeggiata del giovedì e della domenica per recarsi nei monti e nei campi al fine di organizzare le simpatiche catechesi rurali tra i pastori ed i contadini.
E nelle vacanze: la esplosione catechistica! I viaggi ai tabernacoli, la recluta di vocazioni, e il contare i giorni per tornare in seminario! Perché quel seminario aveva una tanto grande attrazione per tutti noi che appena si poteva vivere senza di esso!
Il seminario era la nostra casa, i superiori i nostri genitori, esso aveva il calore di una famiglia.
Nel seminario si sentiva la presa dello zelo sacerdotale. Così come quasi tutti avevano giocato, impazienti del sacerdozio, nell’angolo più nascosto della casa, davanti ad un piccolo altare a dire Messa con casule di carta e calici di cartone, adesso, nelle vacanze, giocavano (però che seri!) a fare i predicatori zelanti nelle catechesi delle loro parrocchie e negli avventurosi viaggi ai paesi dei rispettivi tabernacoli.
Il nostro temperamento meridionale, amico della esagerazione e degli eccessi, difficilmente si accordava con una prudente amministrazione di quello zelo. No, tutto in noi era torrenziale e senza argini. Nella ingenuità dei nostri giovani anni, già desideravamo convertire il mondo e, come Teresa di Gesù, con quattro pietre dell’orto fare monasteri e camminare con fante Rodrigo verso le terre dei mori a salvare eretici e guadagnarci il martirio.
Benedetto seminario e benedetto Vescovo che in tal modo riuscì ad introdurre nei nostri giovani cuori la divina inquietudine per le anime!

POVERTA’ SACERDOTALE (pag. 323)

NON FAME DI PANE, MA FAME DI ANIME.
Questo, con lettere maiuscole, è scritto in terra con pietroline bianche e nere della spiaggia, in una monumentale iscrizione nel gran portico del Buon Pastore, dove stà la sala delle visite.
Aveva lo scopo di allontanare dai suoi futuri sacerdoti l’affanno del lucro.
Il sacerdozio non è una carriera, è una vocazione, una chiamata di Dio alla divina sequela: la messe è molta, pochi son gli operai… La paga quotidiana degli infaticabili mietitori sarà: lì in alto, la eternità; qui in basso la Croce e le anime! Non si chiede al Padrone altro stipendio, ma lo si serve con slancio, per il suo bel Volto.
“Madre Immacolata, che il tuo sacerdote sia offerta per la patena e vittima per il calice sempre, ma “impiegato” dell’altare mai! E negoziante della Carne di Gesù, mai! mai!”!
Negli anni della Repubblica, lontano dal suo amato seminario, una delle sue famose consegne per cominciare il corso, fu una eroica preghiera allo Spirito Santo, che lui stesso indulgenziò:
“Spirito Santo, concedici la gioia di servire la nostra Santa Madre Chiesa con slancio e con tutto noi stessi”
Allo spirito di interesse al Sacerdozio e alle anime, univa sempre l’amore appassionato alla croce sacerdotale.

SACERDOTI IN CROCE (pagg. 323-324)

Per redimere le anime: il Calvario e la Croce; per salvare i paesi non c’è altro cammino! Solo i sacerdoti crocifissi saranno redentori! Crocifissi alla obbedienza del proprio Vescovo, crocifissi al proprio benestare e alle comodità e glorie umane, pienamente convinti che sono tanto anime quelle di Betlemme come quelle di Gerusalemme, e che è tanto fecondo il silenzio di Nazaret quanto i tre anni di vita pubblica.
Attraverso i suoi sacerdoti crocifissi, il Cristo trionferà nella terra.
“Quanto è necessario che tu mediti, o sacerdote, che Io, Gesù Cristo, sono Re dalla Croce! Regnavit a Ligno! Che tu sei ministro del Re della Croce! E cercare o intentare tu un sacerdozio che per te sia senza croce significa detronizzare me e disarmare te!
Il nostro trionfo è in proporzione al nostro essere inchiodati sulla nostra croce senza schiodarci mai.
Così vinceremo, così il mondo sarà nostro, così le anime saranno di Gesù Cristo.
La gran pazzia del mondo non si rimedia altrimenti che con la divina pazzia della Croce.
La vendetta della nostra morte volontaria nella croce del nostro sacerdozio sarà quella di Cristo: la risurrezione nostra e dei nostri nemici.
Che bellezza di forma e che sublimità di pensiero nelle espressioni del nostro compianto Vescovo!
Parla Gesù dal suo Tabernacolo:
“Sacerdote lasciami regnare in te e per te.
In te: ogni momento di purezza sacerdotale, di preghiera davanti al mio tabernacolo, di vincita dell’amor proprio, di Ufficio degno, attento e devotamente recitato, di star in pace nella croce del tuo compito…non sono forse il trionfo della grazia sopra la tua natura?
Per te: trionfo Io per mezzo della tua bocca, ogni volta che mi predichi come sono, ogni volta che assolvi, che consacri, che parli in mio nome; e attraverso il tuo pensiero, nelle tue intenzioni di farlo solo a mia gloria; (trionfo) per mezzo del tuo cuore ogni volta che ami le anime e che loro ti amano solo per me; attraverso il tuo esempio ogni volta che mi imiti; attraverso le tue mani e tutte tue energie, non impegnandole mai in altro modo che nel servire con slancio la Chiesa.
Queste lezioni non si potevano dimenticare. Nell’entrare in chiesa i nostri occhi si fissavano sul Pastorellino nella sua Croce.
La chiave del Tabernacolo era una croce che si introduceva nella serratura collocata sul costato di un agnello.
Bel simbolo del fatto che la Croce e solo la Croce, ci aprirà per noi stessi e per le anime il Tabernacolo del Cuore di Dio.
E coronando la facciata che volgeva alla città, quella gigantesca immagine del Sacro Cuore di Gesù, al quale erano stati consacrati la diocesi e il seminario, con la sua Ostia nella mano destra abbracciava con la sinistra la Croce della sua Passione.
Tutto diceva chiaramente che li si formavano sacerdoti -ostie!

IL MIO PROGRAMMA SACERDOTALE

O Madre Immacolata, presenta al Cuore di Gesù questi mpegni e propositi:

+ La mia principale occupazione: LA MIA MESSA
+ La mia più affettuosa conversazione: L’UFFICIO E LA MEDITAZIONE
+ L’impronta che lascia: PACE E PROFUMO DI CRISTO
+ Il mio consigliere: LO SPIRITO SANTO
+ Il mio amico e modello: IL CUORE DI GESU’ SACRAMENTATO
+ Il mio rifugio: MARIA IMMACOLATA
+ Il mio stile: QUELLO DEI MIGLIORI SACERDOTI
+ La mia carriera: QUELLA DEGLI APOSTOLI
+ Tutta la mia vita: VIVERE LA MIA MESSA A GLORIA DI DIO E A GRATUITO SERVIZIO DELLA CHIESA MIA MADRE
+ Il mio nome. GESU’ PER MARIA
O madre Immacolata, concedimi che, come tu sei partita dalla terra per salire ai cielo, così io, altro Gesù, parta da questo programma e salga ogni giorno di più verso il cielo.

SACERDOTI, SIATE SEMPRE PIU’ SACERDOTI!

1. Nel vostro cuore, sommergendolo molte volte al giorno nel fuoco del Tabernacolo, lasciandolo ardere e consumare dal fuoco della preghiera sempre più confidente e filiale, e dallo zelo crescente e ingegnoso.
2. Nella vostra testa, poggiandola sempre più fortemente con fede viva nell’Ostia della vostra Messa e del vostro Tabernacolo, nel vangelo eterno di Gesù e nella Chiesa immortale ed indefettibile di Gesù Cristo.
3. Nella vostra lingua, muovendola sempre più e con mezzi idonei alle necessità di ogni giorno, per predicare, perdonare, attrarre, difendere, confessare, sostenere e confondere nel nome e con la grazia di Gesù Cristo.
4. Nelle vostre mani, aprendole sempre più per chiamare quelli che se ne vanno, abbracciare quelli che tornano, soccorrere con la vostra povertà quelli stessi che bruciarono le vostre case e vi gettarono nella miseria.
5. In tutto il vostro portamento esteriore ed interiore, diventando sempre più eco del Vangelo e diventando sempre più simili all’Ostia Consacrata.

**********************************
“Ecco qui la nostra parte, carissimi sacerdoti, collaboratori nel santo ministero, ecco il nostro compito per tutti i tempi. Portare e dare Gesù ai fedeli, vestito con il doppio vestito con il quale ha voluto rimanere tra noi: vestito di gioielli evangelici e degli accidenti sacramentali. Vangelo vivo nel Tabernacolo. Tabernacolo illuminato e rivelato attraverso il Vangelo. Il modo più efficace? Vivere noi il Vangelo in modo tanto fedele ed evidente, che solo al vederci i fedeli sentano e ascoltino Gesù Sacramentato”
SACERDOZIO E TABERNACOLO

Con quanto piacere un sacerdote parla del Tabernacolo! Del Tabernacolo nel quale vive Gesù che lo ha fatto suo consacratore, suo divisore, suo custode, suo vicino, suo confidente, suo…inseparabile (amico)!
Senza Sacerdozio non c’è Tabernacolo!
Che gioia, amici, inonda la mia anima di sacerdote nel vedere la mia vita così strettamente unita, per così dire, con la esistenza del Tabernacolo!
Che cosa importa ad un sacerdote non cingersi il capo di corone da conquistatore, da eroe, da sapiente o da altre grandezze della terra.

Estratto dal libretto: A. MOLINA PRIETO, Centilena del Sagrario, edito dalla Causa di Postulazione del Beato Manuel Gonzales Garcia, Palencia (E), pagg. 12-13.

C’è una lettera che ci dà la chiave per comprendere il suo ( del Beato Manuel) forte spirito sacerdotale. La scrisse sei mesi prima di essere preconizzato vescovo e la indirizzò ad un sacerdote novello. E’ veramente antologica e velatamente autobiografica:
“Io le auguro un sacerdozio che le permetta di scrivere come San Francesco di Sales, di predicare come San Giovanni Crisostomo, di confessare come il Beato Curato d’Ars, di celebrare come san Filippo Neri, che la faccia impazzire per la gloria del Signore come Sant’Ignazio per la gloria di Dio, che le permetta di darsi al prossimo senza sottrarsi a Dio come San Paolo, che le consenta di essere puro, fedele e delicato come San Giovanni Evangelista e che le permetta di amare Dio, la Chiesa e le anime come il Cuore stesso di Gesù.
Desidero che lei sia tanto colto come umile; tanto zelante quanto discreto; tanto moderato come puro; tanto confidente in Lui quanto poco sicuro di sé; tanto attivo quanto spirituale, tanto impazzito per l’Eucarestia da essere il maggior pazzo dei “manicomi” dell’Amore non amato.
Che lei sia sacerdote eucaristico nella sua pietà, nel suo apostolato, nella sua catechesi, nella sua famiglia, nelle sue amicizie, nei suoi punti di vista e…tutto il resto le verrà in aggiunta”.
Riteniamo che questa lettera, modesta e ardente, manifesti tutta la favolosa personalità spirituale e apostolica di Don Manuel Gonzales.